Un mare di persone (oltre un milione) ha invaso in questi giorni le strade delle principali città brasiliane: 300.000 solo a Rio de Janeiro. La situazione non accenna a calmarsi tanto che la Presidente Rousseff ha dovuto annullare la visita in programma in Giappone per indire una riunione di emergenza tra i ministri.
E' con “coraggio e determinazione” che il governo di Belgrado si è dato da fare per avviare un processo di riconciliazione regionale e di normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, instaurando quel dialogo che è “la priorità-chiave stabilita dalla commissione fin dal 2011 per poter avviare dei negoziati di adesione della Serbia alla Ue”.
“Niente di più che il tentativo di una minoranza di dominare la maggioranza”: così Recep Tayyip Erdogan ha definito le proteste che da oramai due settimane ha portato il suo popolo a scendere in piazza. Dal cuore verde di Istanbul, il Gezi Park, la scintilla del malcontento si è propagata nelle principali città turche e le fiamme della rivolta sembrano essere difficili da domare, nonostante il pugno duro del premier.
“Segheremo gli alberi di quel parco, saranno ripiantati in un altro posto”. Come se la rivolta in atto sotto il cielo turco affondasse le proprie radici unicamente nella terra di uno degli ultimi polmoni verdi di Istanbul, il Gezi Park. Ma così non è ed Erdogan lo sa bene.
Con la decapitazione di un cittadino pakistano che era stato riconosciuto colpevole di traffico di eroina, identificando il giustiziato come Wajid Ali Zarnoosh, giungono a 50 le esecuzioni praticate dall’inizio dell’anno in Arabia Saudita, in base ad un conteggio tenuto dalla AFP.
Il cemento divora gli alberi e con essi l'ossigeno. Erdogan divora la laicità, e con essa la libertà. Quarto giorno di scontri, in Turchia, e migliaia di cittadini continuano a riversarsi per le strade in diverse città del Paese. Quello che è chiaro, ormai, è che non è più - non è unicamente - la distruzione di uno dei pochi parchi rimasti a Istanbul ad aver innescato la rivolta dei giovani (e non solo), prontamente definita dalla stampa internazionale come la 'primavera turca'.
E' stato un “momento non glorioso” quello in cui Bruxelles ha deciso di far cadere l'embargo sulla fornitura di armi all'opposizione siriana. E l'Italia dirà 'no'. Non ha nascosto la sua delusione, la ministra degli Esteri Emma Bonino nel constatare nuovamente l'incapacità dell'Ue di raggiungere una posizione comune sulle sanzioni alla Siria in scadenza il primo giugno.
Che fine hanno fatto i giovani protagonisti delle rivoluzioni arabe iniziate nel dicembre 2010? A questa domanda cerca di rispondere il nuovo Speciale di AffarInternazionali, la rivista online realizzata dall’Istituto Affari Internazionali (IAI), fondato nel 1965 da Altiero Spinelli. di Ermes Antonucci
In fiamme il 'modello svedese'. Quella appena passata è infatti stata la terza notte di scontri nella periferia nord di Stoccolma, capitale di un Paese in cui da decenni svetta la bandiera dell' integrazione, del benessere, della giustizia sociale.
“Tra lucidità e follia c’è solo una sottile linea rossa” diceva lo scrittore Rudyard Kipling. In Siria quel confine è stato calpestato già da troppo tempo insieme a migliaia di vite umane. di Francesca Pisano
“Se vi parlassi da radicale vi direi di tutto di più, ma sono qui da ministro”. Emma Bonino, neo titolare della Farnesina, parla chiaro davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato: l'Italia deve voltare pagina. Lunghezza dei processi, violazione dei diritti della difesa e situazione carceraria costituiscono la 'lettera scarlatta' attaccata al petto di un Paese più volte richiamato e condannato dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo.
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é uscito il N° 119 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
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